Collegiata
Una prima collegiata venne edificata intorno al X secolo accanto al castello visconteo, presumibilmente sulle rovine di un antico tempio pagano dedicato ad Apollo. Questo primo edificio sorgeva lungo via Beltrami e si affacciava su via degli Osci. Nella prima metà del XV secolo fu ordinata la demolizione della chiesa per realizzare un ampliamento del castello, senza avere però il permesso di Papa Innoccenzo VIII. L'edificio fu ricostruito solo in seguito, tra gli anni 60 e 70 del Quattrecento, nel luogo dove la troviamo oggi.
Al'Insigne Collegiata, dedicata ai Santi Gervasio e Protasio, e' stata costruita tra il 1792 e il 1797 sotto la direzione dell'architetto regio Matteo Zucchi. Si doveva restaurare il precedente edificio quattrocentesco, ma durante i lavori precipitarono due navate e fu quindi necessario porre mano ad un piano di ricostruzione generale. Per mancanza di mezzi non fu realizzato il disegno della facciata predisposto dallo Zucchi; la facciata fu cosi' compiuta solo nel 1954, su progetto dell'architetto milanese Giovanni Greppi, per iniziativa dell'arciprete mons. Luigi Pellanda.
Il protiro appartiene alla chiesa precedente: ne fu artefice nel 1648 il maestro Bernardino Lazzaro di Val d'Intelvi; le pitture della volta a botte ed ai lati del protiro stesso sono di Carlo Mellerio, artista di origine vigezzina vissuto nel Seicento. Dalla prima collegiata domese, che sorgeva presso il castello e fu abbattuta a meta' circa del Quattrocento per ragioni militari, proviene il portale romanico in serpentino, incompleto, recuperato inaspettatamente durante i lavori per la facciata. Manca, tra l'altro, dell'architrave: si ritenne di poterla individuare in un bassorilievo in serpentino raffigurante, secondo una recente interpretazione, Carlo Magno che riceve l'orifiamma e una scena della battaglia di Roncisvalle. Oggi il bassorilievo e' collocato all'interno della Collegiata, sotto l'affresco della Anime purganti (navata sinistra). Le formelle in bronzo della porta (1955) sono di Vitaliano Marchini, scultore di buon nome dell'Accademia di Brera, ossolano di Mergozzo.
All'interno, gli affreschi sono tutti di Lorenzo Peretti, vigezzino (1774-1851): quelli dei tre cieli della navata centrale ed ai lati del presbiterio sono del 1831. Sull'altar maggiore sta il grande Crocifisso di nobilissime forme, capolavoro del maestro intagliatore Giorgio de Bernardis da Buttogno, che alla meta' del Seicento teneva bottega nel borgo, nel quartiere di Briona. Attribuite a lui o alla sua scuola sono pure le statue dei Santi Patroni nella cappella a destra dell'altar maggiore.
Il grande quadro in coro, che raffigura i Santi Gervasio e Protasio e la Madonna Assunta, e' di Carlo Giuseppe Borgnis detto lo Sparsicin (1738-1804), pittore vigezzino non dei minori.
Nella Cappella di San Carlo, navata destra, e' la tela di grandi dimensioni "San Carlo che comunica gli appestati": l'opera e' attribuita ad Antonio d'Errico, detto il Tanzio (1575 ca 1635), vigoroso pittore valsesiano.
Il campanile, che sorge di fianco all'abside, e' una costruzione solidissima (meta' muro e meta' spazio) contemporanea della chiesa distrutta nel 1792: si tratterebbe di una torre elevata maggiormente e adattata a campanile.
La Collegiata di Domodossola ha un Capitolo antichissimo, anteriore al Mille: nel 1547 vi occupo' un canonicato Giovanni Antonio Facchinetti, il futuro papa Innocenzo IX, nato a Bologna da genitori provenienti da Cravegna.
La facciata fu completata solo nel 1954 su committenza dell'arciprete Luigi Pellanda. Sulla facciata è stato mantenuto il portale antico, terminato nel 1659, molto bello con copertura in piode e adornato da affeschi attribuiti a Fermo Stella da Caravaggio. Questo portale è stato anche dichiarato monumento nazionale (per uno studio approfondito della facciata >>> Volorio Paolo Scarica il file pdf ).
L'interno della chiesa è composto da tre navate su 52 colonne. Il pavimento attuale in mosaico è stato posato nei primi anni del 900 in sostituzione del precedente in lastre di beola.
Al'Insigne Collegiata, dedicata ai Santi Gervasio e Protasio, e' stata costruita tra il 1792 e il 1797 sotto la direzione dell'architetto regio Matteo Zucchi. Si doveva restaurare il precedente edificio quattrocentesco, ma durante i lavori precipitarono due navate e fu quindi necessario porre mano ad un piano di ricostruzione generale. Per mancanza di mezzi non fu realizzato il disegno della facciata predisposto dallo Zucchi; la facciata fu cosi' compiuta solo nel 1954, su progetto dell'architetto milanese Giovanni Greppi, per iniziativa dell'arciprete mons. Luigi Pellanda.
Il protiro appartiene alla chiesa precedente: ne fu artefice nel 1648 il maestro Bernardino Lazzaro di Val d'Intelvi; le pitture della volta a botte ed ai lati del protiro stesso sono di Carlo Mellerio, artista di origine vigezzina vissuto nel Seicento. Dalla prima collegiata domese, che sorgeva presso il castello e fu abbattuta a meta' circa del Quattrocento per ragioni militari, proviene il portale romanico in serpentino, incompleto, recuperato inaspettatamente durante i lavori per la facciata. Manca, tra l'altro, dell'architrave: si ritenne di poterla individuare in un bassorilievo in serpentino raffigurante, secondo una recente interpretazione, Carlo Magno che riceve l'orifiamma e una scena della battaglia di Roncisvalle. Oggi il bassorilievo e' collocato all'interno della Collegiata, sotto l'affresco della Anime purganti (navata sinistra). Le formelle in bronzo della porta (1955) sono di Vitaliano Marchini, scultore di buon nome dell'Accademia di Brera, ossolano di Mergozzo.
All'interno, gli affreschi sono tutti di Lorenzo Peretti, vigezzino (1774-1851): quelli dei tre cieli della navata centrale ed ai lati del presbiterio sono del 1831. Sull'altar maggiore sta il grande Crocifisso di nobilissime forme, capolavoro del maestro intagliatore Giorgio de Bernardis da Buttogno, che alla meta' del Seicento teneva bottega nel borgo, nel quartiere di Briona. Attribuite a lui o alla sua scuola sono pure le statue dei Santi Patroni nella cappella a destra dell'altar maggiore.
Il grande quadro in coro, che raffigura i Santi Gervasio e Protasio e la Madonna Assunta, e' di Carlo Giuseppe Borgnis detto lo Sparsicin (1738-1804), pittore vigezzino non dei minori.
Nella Cappella di San Carlo, navata destra, e' la tela di grandi dimensioni "San Carlo che comunica gli appestati": l'opera e' attribuita ad Antonio d'Errico, detto il Tanzio (1575 ca 1635), vigoroso pittore valsesiano.
Il campanile, che sorge di fianco all'abside, e' una costruzione solidissima (meta' muro e meta' spazio) contemporanea della chiesa distrutta nel 1792: si tratterebbe di una torre elevata maggiormente e adattata a campanile.
La Collegiata di Domodossola ha un Capitolo antichissimo, anteriore al Mille: nel 1547 vi occupo' un canonicato Giovanni Antonio Facchinetti, il futuro papa Innocenzo IX, nato a Bologna da genitori provenienti da Cravegna.
La facciata fu completata solo nel 1954 su committenza dell'arciprete Luigi Pellanda. Sulla facciata è stato mantenuto il portale antico, terminato nel 1659, molto bello con copertura in piode e adornato da affeschi attribuiti a Fermo Stella da Caravaggio. Questo portale è stato anche dichiarato monumento nazionale (per uno studio approfondito della facciata >>> Volorio Paolo Scarica il file pdf ).
L'interno della chiesa è composto da tre navate su 52 colonne. Il pavimento attuale in mosaico è stato posato nei primi anni del 900 in sostituzione del precedente in lastre di beola.
Nella chiesa si possono visitare diverse opere interessanti fra cui: un crocifisso in legno del 1654 dello scultore vigezzino Giorgio De Bernardis di Buttogno; I quadro dell'"Assunta con i Patroni" del 1798 opera del vigezzino Carlo Borgnis; la tela datata 1615 che raffigura S.Carlo Borromeo che comunica un devoto malato di peste, opera del Tanzio da Varallo.
La chiesa è dedicata ai Santi Gevasio e Protasio; la leggenda narra che fossero due gemelli, soldati nell'esercito romano, che furono martirizzati dopo la loro conversione al cristianesimo.
La chiesa è dedicata ai Santi Gevasio e Protasio; la leggenda narra che fossero due gemelli, soldati nell'esercito romano, che furono martirizzati dopo la loro conversione al cristianesimo.
un particolare dei portoni in bronzo |
Adagiata nel fondovalle del fiume Toce, alle falde dello storico Colle di Mattarella e delle colline di Vagna, Domodossola conserva intatto il proprio fascino medievale. Punto di confluenza di sette valli e collocata lungo la direttrice che collega l'Italia alla Svizzera attraverso il passo del Sempione, la città ha radici che affondano nella storia.
Fonte: Edgardo Ferrari, Le guide: Domodossola,
Domodossola, Edizioni Grossi, 1998.
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