Madonna della Neve
Il Santuario della Madonna della Neve, costruzione della prima metà del XVII secolo, fu innalzata sui ripari che difendevano una precedente piccola chiesa dalla furia del torrente Bogna.
Al di sopra della porta d'ingresso un affresco del pittore Carlo Mellerio riproduce il miracolo della caduta della neve sul colle Esquilino a Roma.
L’oggetto del culto è rappresentato un affresco della Madonna e il Bambino posizionato sull’altare e già appartenente alla precedente costruzione.
Nel presbiterio è conservata un’importante tela del 1600 che rappresenta lo sposalizio della Vergine, realizzata dal pittore fiorentino Luigi Reali.
Sul piazzale antistante il Santuario, il re Vittorio Emanuele III ha inaugurato nel 1925 il monumento ai Caduti con tre statue che raffigurano il Dolore, il Sacrificio, la Vittoria.
>>> scarica il file pdf dell'articolo con foto apparso su SDN dopo i restauri delle Chiesa
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Il titolo di Madonna della Neve, contrariamente a titoli più recenti come Madonna degli abissi marini, Madonna delle cime dei monti, Madonna delle grotte, ecc. quello di Madonna della Neve affonda le sue origini nei primi secoli della Chiesa ed è strettamente legato al sorgere della Basilica di S. Maria Maggiore in Roma.
Nel IV secolo, sotto il pontificato di papa Liberio (352-366), un nobile e ricco patrizio romano di nome Giovanni, insieme alla sua altrettanto ricca e nobile moglie, non avendo figli decisero di offrire i loro beni alla Santa Vergine, per la costruzione di una chiesa a lei dedicata.
La Madonna gradì il loro desiderio e apparve in sogno ai coniugi la notte fra il 4 e il 5 agosto, tempo di gran caldo a Roma, indicando con un miracolo il luogo dove doveva sorgere la chiesa.
Infatti la mattina dopo, i coniugi romani si recarono da papa Liberio a raccontare il sogno fatto da entrambi, anche il papa aveva fatto lo stesso sogno e quindi si recò sul luogo indicato, il colle Esquilino e lo trovò coperto di neve, in piena estate romana.
Il pontefice tracciò il perimetro della nuova chiesa, seguendo la superficie del terreno innevato e fece costruire il tempio a spese dei nobili coniugi.
Questa la tradizione, anche se essa non è comprovata da nessun documento; la chiesa fu detta ‘Liberiana’ dal nome del pontefice, ma dal popolo fu chiamata anche “ad Nives”, della Neve.
L’antica chiesa fu poi abbattuta al tempo di Sisto III (432-440) il quale in ricordo del Concilio di Efeso (431) dove si era solennemente decretata la Maternità Divina di Maria, volle edificare a Roma una basilica più grande in onore della Vergine, utilizzando anche il materiale di recupero della precedente chiesa.
In quel periodo a Roma nessuna chiesa o basilica raggiungeva la sontuosità del nuovo tempio, né l’imponenza e maestosità; qualche decennio dopo, le fu dato il titolo di Basilica di S. Maria Maggiore, per indicare la sua preminenza su tutte le chiese dedicate alla Madonna.
Nei secoli successivi la basilica ebbe vari interventi di restauro strutturali e artistici, fino a giungere, dal 1750 nelle forme architettoniche che oggi ammiriamo.
Dal 1568 la denominazione ufficiale della festa liturgica della Madonna della Neve, è stata modificata nel termine “Dedicazione di Santa Maria Maggiore” con celebrazione rimasta al 5 agosto; il miracolo della neve in agosto non è più citato in quanto leggendario e non comprovato.
Ma il culto per la Madonna della Neve, andò comunque sempre più affermandosi, tanto è vero che tra i secoli XV e XVIII ci fu la massima diffusione delle chiese dedicate alla Madonna della Neve, con l’instaurarsi di tante celebrazioni locali, che ancora oggi coinvolgono interi paesi e quartieri di città.
A Roma il 5 agosto, nella patriarcale Basilica di S. Maria Maggiore, il miracolo veniva ricordato, non so se ancora oggi si fa, con una pioggia di petali di rose bianche, cadenti dall’interno della cupola durante la solenne celebrazione liturgica.
Il culto come si è detto, ebbe grande diffusione e ancora oggi in Italia si contano ben 152 fra chiese, santuari, basiliche minori, cappelle, parrocchie, confraternite, intitolate alla Madonna della Neve.
Ogni regione ne possiede un buon numero, per lo più concentrate in zone dove la neve non manca, fra le regioni primeggiano il Piemonte con 31, la Lombardia con 19, la Campania con 17. Non conoscendo usi, costumi e tradizioni dei tanti paesi italiani che portano viva devozione alla Madonna della Neve, mi soffermo solo a segnalare tre località dalla mia provincia di Napoli, il cui culto e celebrazione è molto solenne, coinvolgendo la comunità dei fedeli anche in grandi manifestazioni esterne e folcloristiche.
Il santuario della Madonna della Neve di Domodossola è nelle forme
attuali una costruzione della prima metà del XVII
secolo, commissionata al maestro Bernardino Lazzaro
di Val d'Intelvi, ed innalzata sui ripari che
difendevano dal Bogna una precedente più piccola
chiesetta. L'iniquo fiume, che scorreva liberamente
tra il colle di Mattarella ed il borgo, lungo gli
anni aveva accumulato attorno all'edificio sacro una
tal congerie di detriti che bisognava scendere ben
dodici gradini per entrarvi.
L'immagine della Madonna e del Bambino, che si vede sopra l'altare, è frescata su un muro fatto di ciottoli di fiume scarsamente cementati ed appartiene all’oratorio primitivo; i restauri del 1987 hanno permesso di leggerne la data: 1372.
L'ancona di legno dorato e dipinto, che racchiude l’affresco, è opera di Francesco Tatti (1516) ed è a sua volta contornata da quella più ampia di Bartolomeo Tiberino di Arona, del 1632.
Le due grandi tele del presbiterio sono, a destra, lo sposalizio della Vergine del pittore fiorentino Luigi Reali, dipinto nel 1639 a scioglimento di un voto della Comunità domese in tempo di peste; a sinistra, il quadro di San Biagio eseguito da un pittore Ferabosco, con l’offerente Cipriano Capis, morto nel 1638, inginocchiato ai piedi del Santo.
Sopra la porta d’ingresso, nell’atrio del Santuario, Carlo Mellerio, pittore di origine vigezzina, ha frescato (1674) il miracolo della caduta della neve sul colle Esquilino a Roma.
Il campanile fu innalzato sullo scorcio del XVI secolo: la prima campana fu alloggiata nel 1596 e funziona tuttora con le altre due poste successivamente. Il Santuario è officiato dai Padri Rosminiani.
Sul piazzale della Madonna della Neve, nel 1925, presente il re Vittorio Emanuele III, è stato inaugurato il monumento ai Caduti opera di Angelo Balzardi (1892- 1974), scultore ossolano insegnante all'Accademia Albertina di Torino; le tre statue in bronzo raffigurano il Dolore, il Sacrificio e la Vittoria.
L'immagine della Madonna e del Bambino, che si vede sopra l'altare, è frescata su un muro fatto di ciottoli di fiume scarsamente cementati ed appartiene all’oratorio primitivo; i restauri del 1987 hanno permesso di leggerne la data: 1372.
L'ancona di legno dorato e dipinto, che racchiude l’affresco, è opera di Francesco Tatti (1516) ed è a sua volta contornata da quella più ampia di Bartolomeo Tiberino di Arona, del 1632.
Le due grandi tele del presbiterio sono, a destra, lo sposalizio della Vergine del pittore fiorentino Luigi Reali, dipinto nel 1639 a scioglimento di un voto della Comunità domese in tempo di peste; a sinistra, il quadro di San Biagio eseguito da un pittore Ferabosco, con l’offerente Cipriano Capis, morto nel 1638, inginocchiato ai piedi del Santo.
Sopra la porta d’ingresso, nell’atrio del Santuario, Carlo Mellerio, pittore di origine vigezzina, ha frescato (1674) il miracolo della caduta della neve sul colle Esquilino a Roma.
Il campanile fu innalzato sullo scorcio del XVI secolo: la prima campana fu alloggiata nel 1596 e funziona tuttora con le altre due poste successivamente. Il Santuario è officiato dai Padri Rosminiani.
Sul piazzale della Madonna della Neve, nel 1925, presente il re Vittorio Emanuele III, è stato inaugurato il monumento ai Caduti opera di Angelo Balzardi (1892- 1974), scultore ossolano insegnante all'Accademia Albertina di Torino; le tre statue in bronzo raffigurano il Dolore, il Sacrificio e la Vittoria.
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